Strada Fiume snc - Valle Pega, Comacchio (FE)
Responsabile per la Sabap-Bo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

I lineamenti geografici e storici della provincia di Ferrara si sono modellati sul mutevole e possente apparato deltizio del Po. Allo stato attuale delle conoscenze la documentazione archeologica più antica è circoscritta all'areale bondenese e risale all'ultima fase del Neolitico. L'età storica trova il proprio apice nel fenomeno urbano di Spina (fine VI - inizi III sec. a.C.) per frantumarsi nei tempi successivi nelle più capillari forme di insediamento proprie delle età romana e altomedievale. Insieme a Bondeno, le zone di Comacchio, Ostellato, Voghenza e Argenta costituiscono i poli di aggregazione economica ed umana che hanno restituito il maggior numero di documenti e che si saldano, dopo i secoli VI e VII d.C., al "castrum" bizantino da cui ebbe origine Ferrara. Nella provincia di Ferrara sono presenti tre aree archeologiche: la necropoli di Voghenza (Comune di Voghiera), l'area di Santa Maria in Padovetere (Comune di Comacchio) e l'abitato di Spina (Comune di Ostellato). 

1) Voghenza 2) Santa Maria in Padovetere 3) Spina

A seguito delle bonifiche vallive, nel vasto e fertile territorio che circonda Comacchio sono emersi alcuni degli episodi più significativi dell'archeologia ferrarese. Tra questi il tratto terminale del percorso del Padovetere, i cui spalti sono costellati dalle tracce di una fitta paleografia e dalle testimonianze di imbarcazioni legate ai traffici endolagunari che sostanziarono l'economia e la vita nel delta.

La pieve paleocristiana di Santa Maria in Padovetere e la necropoli bizantina
Tra gli anni '50 e '60 del secolo scorso, durante i lavori in Valle Pega nei pressi dell'antico ramo del Po da cui deriva il nome Padus Vetus, venne individuata in località Motta della Girata una pieve identificata con la Chiesa di Santa Maria in Padovetere, complesso ecclesiale di origine monastica risalente al VI sec. d.C. e già citato da Andrea Agnello nel Liber Pontificalis della prima metà del IX sec. d.C. Le indagini che seguirono permisero di leggerne la struttura, composta di un'unica aula con abside semicircolare, un battistero a pianta centrale e un campanile, e di mettere in luce alcune sepolture strettamente connesse all'edificio di culto, riconducibili a un periodo di frequentazione funeraria che va dal tardo IV fino all’VIII secolo.
Una seconda necropoli molto più ampia fu individuata poche centinaia di metri a sud/est del complesso. Presumibilmente pertinente a un vicino villaggio abitato almeno tra il VI e l'VIII sec. d.C., è composta per la maggior parte di inumazioni singole in nuda terra con scarsa frequenza di corredi funerari; tra i materiali rinvenuti troviamo vasellame e ornamenti personali, tra i quali alcuni pettini in osso. L'impianto sia della chiesa che del villaggio, a tutt'oggi non individuato, furono favoriti senza dubbio dalla vicinanza di un corso d'acqua, un ramo dell'antico Po cui venne a collegarsi un canale artificiale che univa l'area di Motta della Girata con l'insediamento di Comacchio.



Ricostruzione grafica e pianta del complesso ecclesiastico


Pettine in osso dal corredo di una sepoltura

Un'indagine archeologica condotta nel 2008 dall'allora Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia Romagna ha consentito il recupero di ulteriori sepolture nell'area della pieve e l'individuazione dei resti di un'imbarcazione lignea poche decine di metri a sud dell'edificio ecclesiastico, oggetto di successive campagne di scavo che hanno permesso di conoscere la reale entità e consistenza del relitto e di predisporre adeguati interventi di tutela e studio.

Le imbarcazioni lignee di età romana e altomedievale
A seguito delle evidenze emerse nelle indagini del 2008, la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna ha condotto tra il 2014 e il 2015 due distinte campagne archeologiche che hanno consentito l'individuazione di tre imbarcazioni lignee databili tra l'età romana e l'età altomedievale, e il recupero di materiali di tipologia eterogenea. 
I nuovi scavi hanno portato in luce gran parte dello scafo di una nave di legno a fondo piatto della lunghezza di circa 15 metri, con assi cucite secondo una tecnica diffusa in particolar modo in area altoadriatica, madieri in farnia (quercus robur) e fasciame in olmo (ulmus). Destinata esclusivamente alla navigazione fluviale, una volta dismessa l'imbarcazione era stata sistemata contro la sponda di un antico ramo deltizio del Po. Sebbene la sua rifunzionalizzazione come elemento di arginatura abbia escluso l’eventualità di recuperarne il carico, i diversi materiali ceramici rinvenuti negli strati di argilla e sabbia di copertura hanno consentito una datazione relativa nel pieno V sec. d.C.; ne consegue che la sistemazione della sponda fluviale sia avvenuta tra IV e V sec. d.C., quando ancora non era stata costruita la Chiesa di Santa Maria in Padovetere.
Tra V e VI sec. d.C. si collocano anche altre due imbarcazioni lignee emerse dagli scavi, ricavate ciascuna da un unico tronco di quercia, del tipo detto monossile o piroga ben diffuso in tutto il territorio vallivo in età tardo-antica e altomedievale. Anche in questo caso, al pari della nave a fondo piatto, ritroviamo per una delle due piroghe un successivo utilizzo come arginatura nella sistemazione della sponda.
Le ricerche hanno permesso, inoltre, la definizione di un’ulteriore sistemazione della sponda fluviale, realizzata con frammenti di laterizi di età romana e ceramica altomedievale, che potrebbe essere in relazione con il funzionamento dell’impianto ecclesiastico.

Le indagini archeologiche sul sito sono tuttora in corso, affidate in concessione di scavo all'Università Ca' Foscari di Venezia.

Grazie ai fondi erogati dal Ministero della Cultura, a partire dalla primavera del 2023 ha preso avvio la realizzazione di un nuovo percorso di visita all’area archeologica, finalizzato anche a rendere il sito fruibile anche da persone con disabilità e improntato ad una accessibilità totale. Il percorso, nella sua veste definitiva, è stato inaugurato il 14 giugno 2024. 

NUOVO PERCORSO DI VISITA ALL'AREA ARCHEOLOGICA

PANNELLI DIDATTICI

PANNELLO PER IPOVEDENTI E MAPPA TATTILE
TESTO DI SUPPORTO AL PANNELLO PER IPOVEDENTI


Attività di scavo nell'area archeologica


Veduta d'insieme dell'area di scavo con le imbarcazioni sovrapposte


Frammenti di anfore rinvenuti in situ nel corso dello scavo

 


Informazioni scientifiche: Mario Cesarano, Sara Campagnari, Caterina Cornelio, Andrea Gaucci, Chiara Guarnieri, Paola Desantis, Luigi Malnati, Christoph Reusser
Editing: Siriana Zucchini
Immagini: Mario Cesarano, Marco Marchesini, Archivio Sabap-Bo

© 2024 - SABAP-BO - Contenuti e Redazione Siriana Zucchini - Applicazioni Web e Design CMC srls