Cristina Ambrosini, Paolo Boccuccia, Monica Miari (a cura di)
Catalogo della mostra (Forlì, Musei San Domenico - Palazzo della Pilotta, 13 ottobre 2016 - 8 gennaio 2017)
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2016
Stampa Sud Srl - Lamezia Terme (CZ)
La mostra, realizzata dal Servizio Cultura e Musei del Comune di Forlì e dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, presenta i risultati di alcune delle più interessanti scoperte di preistoria avvenute nell'ultimo decennio nei territori orientali della pianura padana, grazie alle campagne di scavo dirette dall'allora Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna.
Le scoperte archeologiche avvenute nel territorio forlivese delineano una storia che parte da almeno seimila anni fa. Dovendo scegliere un periodo entro il quale circoscrivere il percorso espositivo, la scelta è inevitabilmente caduta sull'età del Rame, di cui la necropoli di via Celletta dei Passeri di Forlì costituisce, con le sue 75 tombe, una testimonianza eccezionale nonché il più grande sepolcreto eneolitico dell'Emilia Romagna, attivo per tutto il III millennio a.C.
Lo studio dei corredi funerari, qui esposti per la prima volta integralmente e l'analisi dei rituali di deposizione restituiscono, infatti, un palinsesto articolato, attraverso il quale si possono cogliere fenomeni complessi quali il cambiamento verso una società più gerarchica e maschile e l'emergere del ruolo del guerriero/cacciatore. La lunga durata della necropoli (tra la fine del IV millennio e la prima metà del III millennio a.C.) e l'esistenza di atti cerimoniali che prevedevano la riapertura delle tombe, la manomissione dei resti del defunto e l'asportazione della testa o di altri importanti distretti corporei, quali il bacino o le ossa lunghe, suggeriscono poi la presenza di complessi sistemi di regole sottesi ai rituali funerari, finalizzati ad assicurare alle comunità antiche la trasformazione del defunto in antenato e ad assicurarne il culto.
Testimonianze di carattere rituale provengono poi anche da altri contesti non legati alla sfera funeraria. Si tratta di deposizioni a carattere votivo, cui non è estraneo il culto delle acque, già noto alla Panighina di Bertinoro, rinvenute nel contesto inedito di Faenza (via Fornarina) ove forme vascolari pressoché integre, intenzionalmente capovolte o sovrapposte tra loro, sono state deposte sul fondo di grandi fosse e pozzetti di captazione delle acque al momento della loro de-funzionalizzazione.
Di particolare rilievo, infine, è la rete di contatti che 5.000 anni fa i territori orientali della pianura intrecciavano sia con le aree limitrofe che con le regioni peninsulari, ad evidenza del ruolo che tale zona ha rivestito nella complessa rete di acquisizione, rielaborazione e trasmissione di nuovi modelli nelle comunità dell'età del Rame.
I restauri del materiale esposto sono stati eseguiti da Mauro Ricci, Virna Scarnecchia, Micol Siboni e Monica Zanardi del laboratorio di restauro della Soprintendenza.
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