Michele Chimienti, Chiara Guarnieri (a cura di)
Archeologia, Faenza (RA)
Altre pubblicazioni
2012
Bononia University Press, Bologna
Il volume racconta la storia e analizza le caratteristiche del cosiddetto "gruzzolo di Faenza", una raccolta di monete rinvenuta casualmente nel 1993 a Faenza da Vittorio Gambi e subito consegnata alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna. Il gruzzolo è composto da 1175 esemplari prevalentemente in lega d'argento e databili tra la seconda metà del XVII secolo e il 1796, anno di coniazione di quello più recente e terminus post quem della sua formazione. La maggior parte delle monete appartengono allo Stato della Chiesa -di cui Faenza faceva parte- ma è presente anche un piccolo nucleo proveniente da Stati esteri, spiegabile con la necessità dello Stato Pontificio di ovviare alla carenza d'oro e d'argento all'interno del proprio territorio consentendo la libera circolazione dei grandi nominali appartenenti ad altri Stati.
L'analisi delle monete e del loro stato di conservazione ha permesso a Michele Chimienti di ipotizzare che, con ogni probabilità, si tratta di un tesoretto personale o familiare frutto di risparmi prolungati nel tempo e occultati in tutta fretta per scongiurare il pericolo che potessero essere requisiti dalle armate di Napoleone, ormai prossime alla presa di Imola.
Grazie alla ricostruzione del contesto storico ed emotivo cui appartengono, queste monete assumono un significato che va ben oltre il loro valore economico o tecnico e diventano una testimonianza precisa di storia nei suoi aspetti più personali -non solo quella dell'autorità statale emittente, ma anche la microstoria del possessore o dei possessori che per ultimi le hanno maneggiate prime di riporle-, trasformandola sul piano emozionale in qualcosa di immediatamente percettibile e comprensibile anche al vasto pubblico.
E proprio questo aspetto è alla base dell'iniziativa di valorizzazione che, dopo i necessari restauri e lo studio sistematico dei materiali, ha portato alla collaborazione tra la Soprintendenza e la Banca di Credito Cooperativo ravennate e imolese e ha permesso l'esposizione al pubblico del "gruzzolo di Faenza" presso la sede di Faenza della BCC. In fondo, quale luogo migliore di una banca per conservare un tesoro?
Scheda del volume a cura di
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