DG ABAP
"A un anno dalle Linee guida per il trattamento dei resti umani". Atti del Workshop (Roma, Complesso Monumentale del San Michele; 5 luglio 2023).
A cura di Valeria Acconcia, Paola Francesca Rossi
"Post mortem. Casi di manipolazione di resti umani". Atti del Pomeriggio di Studi (Bologna, Palazzo dell’Armi Marescalchi; 16 dicembre 2022).
A cura di Annalisa Capurso
Antropologia, Bioarcheologia
Altre pubblicazioni
2024
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Il pomeriggio di studi organizzato a Bologna il 16 dicembre del 2022 è stata una splendida occasione per sviluppare una tematica, quella del trattamento dei resti umani post mortem, delicatissima e così ricca di spunti di riflessione da poter essere declinata all’interno di svariati ambiti di studio, come, ad esempio, quello archeologico, diagnostico, bioarcheologico e demoetnoantropologico.
È stato proprio con questa visione multidisciplinare che si è proposta una breve ma ricca sequenza di interventi nei quali sono stati esposti alcuni casi di studio. Ciascuno è stato presentato da un’équipe formata da archeologi e antropologi, ma in tale occasione si è voluto privilegiare soprattutto il secondo apporto. Questo perché la giornata voleva essere soprattutto un appuntamento volto a far conoscere l’ambito di tutela del patrimonio bioarcheologico, che forse è il meno noto tra quelli di cui si occupano le Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero della Cultura. Inoltre, sebbene siano anni che gli archeologi lavorano a fianco degli antropologi, sono ancora relativamente poche le pubblicazioni e le occasioni nelle quali si parla a due voci.
Quindi, avendo presenti tali propositi, l’incontro è stato aperto delle dottoresse Valeria Acconcia e Paola Francesca Rossi per spiegare la genesi e le finalità delle Linee Guida promosse dall’ICA e dall’ICCD (I resti scheletrici umani: dallo scavo, al laboratorio, al museo), punto centrale di questo volume e fondamentale manuale relativo alle procedure e ai vari aspetti legati al trattamento dei resti umani provenienti da scavo archeologico. Sono poi seguiti cinque interventi presentati da funzionari della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara in collaborazione con rappresentanti degli Istituti di ricerca, nei quali è stato possibile studiare aspetti antropologici rilevanti collegati, da una parte, alla ritualità funeraria, con riscontri anche etnografici, dall’altra alla ricostruzione dei profili genetici e ai temi etici legati ai rapporti con le comunità viventi che hanno ancora legami forti con i defunti oggetto di studio.
Il contributo “Elementi di ritualità nella manipolazione dei resti umani in età preistorica” di Monica Miari, Maria Giovanna Belcastro e Teresa Nicolosi, infatti, presenta alcuni casi nei quali lo studio antropologico ha evidenziato come, in età neolitica ed eneolitica, si potessero svolgere pratiche di trattamento del cadavere a fini rituali, come verificato anche in contesti etnografici.
Il contributo successivo “Alcuni rituali nelle necropoli ad incinerazione dell’età del Bronzo in Italia settentrionale” di Vanessa Poli e Claudio Cavazzuti, si concentra sui risultati dello studio di una necropoli terramaricola, quella di Casinalbo (MO), sottolineandone gli aspetti rituali legati all’ossilegio e all’uso del fuoco purificatore associato all’introduzione dell’incinerazione nelle pratiche funerarie del Bronzo Medio e Recente. L’intervento “Analisi preliminare dei rituali del sepolcreto di fase orientalizzante di via Montello a Bologna” di Sara Campagnari, Lisa Manzoli, Michael Allen Beck de Lotto, sulla necropoli orientalizzante di via Montello a Bologna, analizza la complessità di uno spazio funerario di età villanoviana in cui non solo si usava contemporaneamente un rituale misto, inumazione e incinerazione, che potevano entrambi essere praticati all’interno di uno stesso gruppo famigliare. Passando poi al pieno Medioevo, con il contributo “Una tomba collettiva presso la chiesa di Sant’Apollonio sulla Rupe di Canossa (Reggio Emilia)”, presentato da chi scrive, Marta Mondellini, Mirko Mattia, Lucie Biehler-Gomez, Lucrezia Rodella e Cristina Cattaneo, è stato esposto il caso di una tomba collettiva rinvenuta durante gli scavi recenti nella chiesa di Sant’Apollonio a Canossa (RE), nel quale la ricostruzione del profilo dei vari individui sepolti è stata ipotizzata combinando l’analisi degli esami diagnostici con le fonti storiche e archeologiche. Infine, l’ultimo intervento del pomeriggio, presentato da Valentina Di Stefano e Maria Giovanna Belcastro, ha affrontato il delicato tema della restituzione dei resti umani rinvenuti nel cimitero ebraico di via Orfeo a Bologna. Quest’ultimo intervento, non presente in questo testo, è però trattato nel volume monografico Il Cimitero ebraico medievale di Bologna: un percorso tra memoria e valorizzazione, curato dalle funzionarie Renata Curina e Valentina Di Stefano, edito nel 2019 nella collana DEA della Soprintendenza ABAP di Bologna.
Esposti quindi in successione, secondo un criterio unicamente cronologico, questi “casi”, alcuni dei quali ancora inediti, offrono solo una piccola ma assai suggestiva panoramica della vastità dei temi quotidianamente trattati negli interventi diretti dalla Soprintendenza e dimostrano, a mio parere, la portata culturale di operazioni condotte correttamente in maniera multidisciplinare.
Scheda del volume a cura di
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