Andrea Breda (a cura di)
Archeologia, Spilamberto (MO)
Altre pubblicazioni
2010
Comune di Spilamberto
La necropoli di Spilamberto, scavata nel 2003, racconta la storia di un gruppo di Longobardi che quindici secoli fa vissero e morirono sulla riva del Panaro, all'alba del Medioevo. Di questo clan gentilizio - posto a controllo dell'incerta frontiera con i domini bizantini e durato non più di una generazione - non conosciamo le strutture insediative ma solo il piccolo cimitero, una trentina di tombe risalenti alla prima fase dell'invasione.
Le pratiche funerarie e i reperti delle sepolture, alcuni di altissima qualità e di grande valore simbolico, ci permettono di farci un'idea della loro cultura, in parte anche della loro vita e delle relazioni che intrattenevano con le popolazioni romane. I guerrieri sono stati seppelliti con le armi individuali che connotavano nella tradizione germanica l'uomo libero e combattente. Più ricchi e complessi i corredi femminili, che suggeriscono un'assidua frequentazione del mondo bizantino e la comunanza culturale con altre nazioni germaniche. In essi, accanto ad oggetti della vita quotidiana e a gioielli tipici del costume longobardo, troviamo manufatti preziosi ed "esotici". Fra questi spiccano una fibula in argento dorato con cammeo antico, un magnifico corno in vetro per bere e un raro sgabello pieghevole in ferro ageminato.
Il rango familiare e sociale di queste donne è esaltato dalla deposizione, accanto alle sepolture, di tre ponies di razza nordica, forse discendenti dei robusti cavallini che accompagnarono sei secoli prima i Winnili - Longobardi nella loro prima migrazione dalla Scandinavia.
La necropoli è ad oggi la testimonianza più consistente della presenza longobarda nel Modenese. Un ritrovamento che rende Spilamberto un luogo nodale per la storia dell'Emilia-Romagna nell'Alto Medioevo.
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