È STATO PORTATO A COMPIMENTO IL MICROSCAVO BLOCCHI DALL’AREA FUNERARIA DI GRANAROLO DELL’EMILIA (BO), VIA ROMA

Nel 2022 la Soprintendenza, grazie ad ulteriori fondi ricevuti del Ministero della Cultura e con il contributo dell’associazione di volontariato 'Hydria', ha completato il microscavo del contesto archeologico funerario rinvenuto nel 2009 presso via Roma a Granarolo dell’Emilia (BO). Si trattava di una piccola necropoli costituita da nove tombe di epoca villanoviana.

I restanti blocchi di reperti misti a terreno strappati dalle sepolture, dopo il microscavo del 2020 (report 2020), comprendevano tre cinerari ed alcuni vasi accessori. Prima di procedere all’apertura dei blocchi, sono state effettuate le radiografie di quelli contenenti i tre cinerari al fine di ottenere il maggior numero di informazioni possibili per muoversi con consapevolezza nei microscavi.    


 Radiografia del cinerario biconico Rep. 1 della tomba 3 (ripresa laterale)   

In tutti i contenitori ceramici è stato innanzitutto asportato il terreno di infiltrazione, insinuatosi al loro interno dopo la chiusura della tomba e il deperimento della cassa che li conteneva o della copertura lignea della sepoltura.

                   
                                             Microscavo del cinerario biconico Rep. 1 della tomba 7                                     Alcuni piattelli su alto piede, deposti nella sepoltura procedendo in senso antiorario, in parziale sovrapposizione

Nel caso dei cinerari, invece, sono stati messi in luce vari livelli di riempimento del vaso, corrispondenti ad altrettanti gesti caratteristici del rituale funerario. Qui il terreno di infiltrazione copriva direttamente l’ossilegio, ovvero i resti ossei del cremato, selezionati e raccolti dalla pira e riposti nell’urna biconica. Il prelievo di tali resti è stato eseguito per livelli o “tagli” artificiali successivi, numerati progressivamente dall’alto verso il basso, di spessore e andamento variabili a seconda delle dimensioni dei resti e dell’inclinazione del contenitore al momento del rinvenimento rispetto al suo orizzonte originario: ciò allo scopo di ricostruire la posizione primaria dei resti e individuare l’eventuale presenza di un particolare ordine di deposizione degli stessi. Ad esempio, nei cinerari delle tombe 3 e 7 si è osservato che la maggior parte dei frammenti di cranio si trovavano nel livello più superficiale.

Frammisti ai resti ossei, le cui dimensioni variano a seconda della temperatura di combustione, sono stati rinvenuti alcuni elementi di ornamento in lega di rame (soprattutto fibule, alcune delle quali rivestite con elementi in pasta vitrea, osso e/o ambra, ma anche un’armilla), tutti con tracce più o meno evidenti di esposizione al fuoco, quindi verosimilmente deposti sul rogo insieme al defunto.


Dettaglio di alcune fibule in bronzo (di cui una rivestita con perle in pasta vitrea blu, a destra) deposte con l’ossilegio all’interno del cinerario

L’ossilegio risultava deposto a sua volta su uno spesso strato di terreno di rogo (residuo della pira funebre) dentro il vaso cinerario. Una piccola parte del terreno di rogo era raccolta all’interno dell’ossuario, quella restante veniva sparsa sul fondo della sepoltura e su di essa era deposto il corredo ceramico. Dentro l’ossuario della tomba 3 sono state rinvenute due fibule, non passate per il rogo, le quali dovevano in origine fermare il tessuto in cui veniva avvolto il vaso ossuario, secondo il cosiddetto rituale della “vestizione” del cinerario, rappresentazione del defunto stesso.

I nuovi reperti hanno contribuito a confermare la datazione delle tombe alla seconda metà dell’VIII-VII secolo a.C.

Contestualmente al microscavo si è proceduto con l’intervento di messa in sicurezza dei reperti seguendo in progressione lo scavo stratigrafico; sono state effettuate operazioni di pre-consolidamento e velinatura dei contenitori ceramici nelle parti più fragili per permettere di eseguire lo svuotamento della terra, lo smontaggio dei contenitori e il recupero dei nuovi reperti man mano messi in luce. Si è quindi proceduto con la pulitura, fase particolarmente delicata dell’intervento in quanto si tratta di un’operazione irreversibile, durante la quale deve essere prestata particolare attenzione alla presenza di rivestimenti, sedimenti e tracce d’uso e di lavorazione.


Operazioni di pulitura effettuate sulla superficie esterna del cinerario biconico Rep. 1 della tomba 3

Quando gli impasti si dimostravano molto fragili, l’azione della spugna è stata alternata ad un tipo di pulitura più delicata, eseguita con piccoli tamponi di cotone idrofilo imbevuti con una soluzione di solventi quali acqua, alcool etilico e acetone (soluzione 3A) per poi procedere, dopo l’essiccazione, al consolidamento.

Attesi i tempi di asciugatura, prima di proseguire alle fasi successive del microscavo, si è valutato se procedere con il pre-consolidamento con carta giapponese (carta di riso) e resina acrilica. Questa operazione, preliminare allo smontaggio dei contenitori, è importante per impedire che le microfessurazioni presenti all’interno degli impasti ceramici si deteriorino ingrandendosi e generando delle fratture nel corpo ceramico e per evitare la perdita di scaglie, piccoli frammenti e connessioni.


Applicazione di piccole strisce di carta giapponese lungo le linee di microfessurazione per evitare perdite di materiale costitutivo prima di procedere allo smontaggio delle porzioni

Tutti i contenitori sono stati smontati e i frammenti sono stati disposti su vassoi rigidi rivestiti di pellicola sulla quale sono stati riportati i contorni dei frammenti (mappatura). Per evitare la perdita delle connessioni durante le successive movimentazioni e assicurare i frammenti nella posizione prestabilita, sono stati fissati al vassoio dei cordoli di contenimento costituiti da ritagli di polistirene di varie misure e spessori adattati alle varie porzioni dei manufatti.

I reperti in lega di rame, nella maggioranza dei casi fibule in frammenti, dopo una leggera pulitura dei depositi carboniosi sono stati ricoverati entro scatole di plastica con coperchio e inseriti in appositi alloggi intagliati in lastre in Polietilene Espanso.

                                                         
                                         Smontaggio dei frammenti della cista cordonata della tomba 9 al termine del microscavo                           Reperti in lega di rame inseriti in appositi alloggi intagliati in lastre in Polietilene Espanso                        

Dopo i microscavi dei blocchi, sono stati portati a termine i restauri dei reperti pertinenti alle tombe 3 e 8. Durante il restauro tutti i fenomeni osservati e le procedure utilizzate sono stati documentati e registrati per mezzo di schede analitiche e documentazione fotografica.

Nella maggioranza dei casi i manufatti ceramici avevano ancora il terreno, non scavato, all’interno della vasca e si è quindi proceduto allo svuotamento con l’ausilio di piccoli strumenti in legno, dopo aver inumidito il sedimento argilloso con una soluzione idroalcolica. Alcune fibule erano state raccolte parzialmente inglobate dai sedimenti. 

                                                      
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ibula ancora avvolta dai sedimenti terrosi                                                      Brocchetta dalla tomba 8 in fase di svuotamento dai sedimenti interni 

In corrispondenza di fessurazioni o disgregazione degli impasti, sono state effettuate infiltrazioni di resina acrilica disciolta in acetone e applicata utilizzando una siringa o un pennello, in alcuni casi sono stati effettuati rinforzi con velature di carta giapponese. Successivamente è stata approfondita la pulitura utilizzando tamponi di cotone idrofilo o spugna inumiditi in acqua demineralizzata.

Il pre-assemblaggio dei frammenti, effettuato con nastro adesivo di carta o tessuto-non-tessuto adesivo, ha consentito la valutazione della completezza dei manufatti e la progettazione di un sistema di ricomposizione dei frammenti più efficace e definitivo. La ricomposizione, cioè la fase del restauro che prevede l’assemblaggio dei frammenti pertinenti a un dato oggetto e quindi la restituzione della forma, è stata effettuata con adesivo di proporzionata forza di legame, si è generalmente utilizzata una colla a base di acetato di polivinile mentre nel caso dei grandi contenitori è risultato più idoneo l’uso di collante a base di resina acrilica.

                         
               Pulitura a tampone della cavità all’interno del piede di uno dei piattelli                  Ricomposizione di una tazza della tomba 8 durante la fase di asciugatura dell'adesivo

Le integrazioni delle lacune sono state eseguite per ottenere una ottimale stabilità strutturale e continuità visiva dei reperti che ne avevano la necessità, considerando, di volta in volta, le caratteristiche del singolo manufatto. In generale lo scopo ultimo dell’intervento si è prefissato di migliorare la leggibilità delle forme e delle superfici e la stabilità chimico-fisica e strutturale degli oggetti.

         
A sinistra un bicchiere, a destra un piattello, entrambi della Tomba 3, dopo le integrazioni

       
Alcuni reperti ceramici della tomba 8 a fine restauro                                                                                   L’ossuario biconico della Tomba 3 a fine restauro

I reperti in lega di rame ritrovati nelle procedure di microscavo sono stati documentati al momento del rinvenimento e successivamente sono stati prelevati. Si tratta nella maggioranza dei casi di frammenti di fibule spezzate, probabilmente durante il rito funerario dell’incinerazione.

La pulitura, eseguita sotto il microscopio binoculare, è stata effettuata sui reperti meglio conservati utilizzando pennelli a setola morbida, tamponi con soluzione di alcool, acetone e acqua deionizzata e meccanicamente con il bisturi e micromotore con spazzoline morbide. L’intervento ha permesso per alcuni reperti di ottenere un notevole miglioramento, restituendo una buona leggibilità delle superfici e mettendo in evidenza le decorazioni incise che abbellivano gli oggetti. Alcune fibule, particolarmente fragili e altre non ricomponibili, sono state montate su appositi supporti in plexiglass e fissate con perni dello stesso materiale, anche per permetterne la manipolazione in sicurezza.


Fasi della pulitura dei reperti in lega di rame sotto microscopio binoculare

                                 
A sinistra, particolare delle incisioni decorative che abbelliscono una fibula dalla Tomba 3.
A destra, la fibula posizionata su supporto rigido in plexiglass

Il microscavo è stato eseguito sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ABAP di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara: la Dott.ssa Annalisa Capurso ha seguito gli aspetti archeologici e la restauratrice Micol Siboni quelli conservativi. L’operazione si è svolta nel laboratorio di restauro della ditta Phoenix Archeologia S.r.l., e durante le varie fasi dell’intervento si sono alternate varie figure: responsabile per il microscavo la Dott.ssa Melissa della Casa con la collaborazione della Dott.ssa Benedetta Casadio, responsabile per il restauro Cristina Leoni con la collaborazione della Dott.sse Diana Scirri Chiara Pirazzini per i reperti in metallo

Per lo studio delle ossa sono state coinvolte l’antropologa Prof.ssa Barbara Bramanti e la Dott.ssa Sabrina Masotti, del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione dell’Università di Ferrara.


Informazioni scientifiche: Annalisa Capurso (Funzionario archeologo Sabap-Bo)
Editing: Siriana Zucchini (Ufficio promozione e comunicazione Sabap-Bo)
Immagini: Archivio Sabap-Bo

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